Quante volte ci
siamo chiesti quale può essere il modo per togliersi da dentro la
rabbia, cercando una soluzione, più soluzioni, senza trovare nessuna
risposta.
L’unico modo è trasformarla in azione.
Urlare, correre, creare, andare, fare e poi fare…
Imparare
ad usarla come combustibile per alimentare quel che ci viene dal
profondo e che senza di essa non avrebbe abbastanza forza per uscire.
Fare scelte, che non avevano abbastanza energia per essere fatte.
La rabbia è anche positiva, se noi siamo pronti a viverla così.
Ci rende ciechi, per poi farci vedere meglio. Ci rende sordi, per insegnarci a sentire. Ci rende muti per imparare a parlare.
Parole ascoltate, solo parole. Parole pensate, parole non dette.
Non
possono starsene tutte dentro, fanno caos, si ammassano, si impigliano,
si incastrano in tutti gli angoli di noi per trasformarsi in grovigli
di fili che ci intrappolano.
La rabbia può fare uscire lacrime.
Possono
scendere lentamente, o così velocemente da non darci il tempo di capire
cosa sta succedendo. Arrivano quando meno te lo aspetti, mentre sei in
un posto qualunque e stai facendo una gesto qualsiasi, solo perché
qualcosa ti ha riportato un ricordo.
La rabbia può bloccare lacrime.
Quel
ricordo può ancora può farti male, sei ancora vulnerabile. La tua
presunzione ti aveva fatto credere che niente più ti avrebbe ferito. La
tua lacrima ti ha detto che non è così, ma è con questa piccola goccia
che puoi spegnere il fuoco che ancora ti brucia dentro.
Prima o poi tutti i fuochi si spengono.
Questo fuoco è una forza, è energia allo stato puro, non bisogna sprecarla ma usarla prima che lasci solo la cenere.
Il quadro "arrabbiato" è stato realizzato da Emanuele Garletti
http://www.emanuelegarletti.it/
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